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I Vigneri (CT)

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La Cantina

L’esperienza de I Vigneri prende il via da una necessità: avere in cantina buona uva per poter fare un buon vino. Per quanto elementare possa essere questo concetto, non sempre nella pratica trova attuazione. Soprattutto negli anni in cui Salvo la fa propria.

Stiamo parlando degli anni ’80, anni in cui sull’isola le cantine più famose facevano a gara per produrre il miglior Chardonnay o Merlot, per abbassare i costi e aumentare la produttività, sono gli anni degli enologi di lusso e del vino fatto in cantina. Salvo è lontano da tutto questo, un anarchico fondamentalista, controcorrente rispetto a questa nuova direzione che sente già ai suoi albori come intrusa.

Avverte questo nuovo criterio produttivo come una rapina del territorio che ha nel suo intento quello di spazzare via un modello di viticoltura che sicuramente è da migliorare, ma certamente non da considerare come un male da eliminare definitivamente. Per Salvo tutto ha origine in vigna. La vigna è il luogo dove pone la maggior attenzione e dà il meglio di sé. Ma per fare bisogna saper fare e di conseguenza bisogna conoscere e quindi studiare.

Suo malgrado Salvo fa parte di quella generazione di vitivinicoltori senza maestri diretti e questo lo sentirà sempre come una grande mancanza. Fu così che Salvo decise di approfondire le sue già vaste conoscenze. Forse avvertiva come gli studi universitari fossero omologati e indirizzati verso qualcosa che non teneva in considerazione il passato.

Se nasci sull’Etna non puoi non renderti conto che sei circondato da una cultura antichissima, lo vedi nei simboli, nei modi di fare e di dire, nel modo di allevare e potare e comprendi che questa cosa non possono essersela inventata negli ultimi 10 anni, è roba grossa, viene da lontano, merita la sua attenzione.

Scopre così che nel 1435 a Catania nasce la Maestranza dei Vigneri con lo scopo di formare i viticoltori. Ma avete capito bene cosa facevano nel 1435? Giusto per farlo notare ai più distratti di noi, l’America non era ancora stata scoperta! Nella Sicilia di allora la preoccupazione era formare viticoltori, non enologi, non cantinieri, non winemaker o ingegneri che sanno di vino, ma uomini che sanno di vigna.

Nell’intento di trovare uomini così oggi ci si scontra con un sistema sociale che ha cambiato la considerazione del lavoro manuale rendendolo poco dignitoso perché poco remunerativo e abbattendo la necessità di professionalità perché lo sia sempre di meno.

E se da un lato mancano gli uomini che hanno voglia di apprendere, dall’altro mancano gli uomini che possono insegnare. È bastata una generazione per interrompere il flusso di informazioni che veniva travasato da una generazione all’altra da secoli. Le maestranze del resto funzionavano così: i giovani andavano a bottega e apprendevano un mestiere, i vecchi li seguivano passo passo insegnando loro tutto ciò che era stato a loro insegnato in precedenza. La conoscenza viene così tramandata e non dispersa, arricchita e non dimenticata, migliorata e non cancellata.
Chi si occupa di agricoltura conosce bene l’importanza di un apparato radicale ben sviluppato e in salute, questo vale anche in senso metaforico.

De Toni Marta · Cod. Fisc. DTNMRT79C51L157Y
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