
La Storia
La famiglia Numeroso coltiva asprinio fin dalla seconda metà del ’700 e di questa storia ne è testimone e custode da secoli. Erano infatti proprietari di venti ettari di vigneto allevato con lo storico sistema delle alberate etrusche.
Viti secolari a piede franco, maritate ai pioppi, alte più di 15 metri (si tenga presente che un palazzo di tre piani raggiunge un’altezza di circa 12 metri più la copertura). Inizialmente la produzione era destinata alla vendita diretta delle uve o dei mosti alle cantine francesi.
Poi, agli inizi del ’900, l’alta produttività di questi vigneti direzionano l’azienda verso il conferimento di vino sfuso per la produzione di aceto per la Cirio e per la produzione di Brendy vecchia Romagna per la Buton. Sarà proprio Gabriele Lovisetto, direttore della distilleria, a chiedere a Nicola Numeroso (il nonno dell’attuale Nicola) agli inizi degli anni ’70, un vino maggiormente qualitativo e di più alto tenore alcolico, proprio perché fosse più adatto alla distillazione.
Bisogna considerare che queste viti monumentali producevano fino a 250 kg di uva per pianta e raggiungevano superfici di 250 m quadri, sacrificando il grado zuccherino contenuto nei mosti ottenuti. Fu proprio in seguito alla richiesta della Buton che si iniziò la sperimentazione per l’abbassamento delle alberate. Furono provati diversi tipi di allevamento e di potatura e tale rimodellamento ebbe bisogno di circa un decennio per giungere a completamento e di un ulteriore decennio per convertire l’intero vigneto, mantenendolo sempre tutto su piede franco.
I primi risultati ottenuti furono piuttosto soddisfacenti tant’è che sul finire degli anni ’70 iniziarono anche le prime sperimentazioni per la spumantizzazione e nel 1982 venne registrato il marchio “I Borboni” e nacque la “Cooperativa Asprinio d’Aversa- I Borboni”. L’anno successivo, verrà messo in commercio il primo metodo Martinotti da Asprinio.
Inizia qui quella che per Nicola Numeroso (sr.) e il fratello Raffaele Numeroso è una nuova sfida: il recupero e la salvaguardia dell’Asprinio fino all’approvazione della pratica IGT e finalmente della DOC Asprinio D’Aversa nel 1993, anno in cui il sig Nicola lascerà questi campi terreni per passare ad altra vita.
Saranno i figli di Nicola e Raffaele, Carlo entrambi, a raccogliere l’eredità e ad affrontare una nuova sfida. Il filo conduttore è lo stesso, recuperare parte della tradizione del territorio. Sarà per questo che nel 1996 verranno iniziati i lavori di ristrutturazione della casa di proprietà del 1580, in centro al paese come era uso in passato, con le tradizionali grotte sotterranee per la vinificazione e la conservazione del vino.
Oggi la tradizione è portata avanti da Nicola Numeroso Jr che dimostra, nel suo raccontarci la storia di questo fantastico territorio, tutta la passione e l’amore che gli sono stati tramandati.

